venerdì 1 ottobre 2010

Si viaggiare

Viaggiare è bello.
Viaggiare è emozione, novità, entusiasmo.
Viaggiare è libertà, è crescere, è linfa vitale.

A volte però è anche non avere pace perché c'è sempre altro da fare e vedere.
Il timore che sia una "febbre" da cui è difficile guarire.
Ma forse, dopotutto, non è un male.
Dipende dai punti di vista. Tutto dipende sempre dalla prospettiva da cui si guarda.

Sono contenta e orgogliosa dell'opportunità che mi sono data e dell'esperienza che sto facendo.
Ho solo paura che non mi porti da nessuna parte. E dove dovrebbe mai portarmi del resto?Non lo so nemmeno io.

Dovevo partire per sei mesi e ho già iniziato a posticipare il ritorno.
L'Australia è troppo grande e troppo bella per lasciarla andare così, senza averle dato la possibilità di stupirti in ogni suo aspetto.
Cosa sono del resto 6 mesi nell'arco di una vita?
In una vita che si conosce a memoria sono i soliti 6 mesi, vissuti qui forse non li dimenticherò mai.

Vorrei solo riuscire a godermi il "viaggio" al 100% e smetterla di farmi troppe domande.
Lo so che spesso bisogna rinunciare a cercare una risposta. Non è sempre detto che ci sia. O magari non sempre è il momento giusto per riceverne una.








lunedì 23 agosto 2010

Domande a caso in una mattina a caso...

E' possibile lasciarsi veramente alle spalle il passato?
O tutto quello che ci succede, tutte le persone che incontriamo, la famiglia in cui cresciamo, le piccole e le grandi cose che ci feriscono rimangono comunque dentro di noi formando per sempre quello che siamo?
Ci si può staccare da tutto questo in qualche modo?E soprattutto mi chiedo se a volte non sarebbe meglio chiudere tutto in una scatola e provare a vedere come saremmo senza "strings attached".
Nella vita di tutti i giorni uno non si accorge di questo "substrato" ma se mi fermo a riflettere mi accorgo che ogni singola azione compiuta o subita avrebbe meno peso se non dovessi poi "renderne conto" al mondo intorno a me.
E' possibile scrollarsi di dosso tutto e vivere veramente, almeno per un po', liberi al 100% da condizionamenti di ogni tipo? Avrebbe senso farlo o alla fine è giusto che sia così o saremmo solo più persi in una realtà del genere?
E soprattutto, ha senso questo post?!!


sabato 31 luglio 2010

Ricominciare

Un'altra volta in un paese straniero.
Un'altra volta ritrovarsi senza la possibilità di dire una cosa esattamente come la si pensa.
Un'altra volta senza poter ridere come rido di solito, senza quell'umorismo che è attuabile solo con un'eccellente padronanza della lingua straniera.

Un'altra volta senza legami (o quasi) e senza certezze.

Possibilità infinite e l'equilibrio precario tra aspettative e il freno posto ai pensieri per tutelarsi dalle eventuali delusioni. Cercare di non averne, per prendere così, inevitabilmente, solo il buono di questa esperienza.

Un'altra volta come rinascere con sensi nuovi, più affinati, più vivi.
Ogni piccola cosa può provocare un'emozione, un brivido, un sorriso, una riflessione.
Tutto è sempre lo stesso eppure diverso e interessante.
Ogni giorno, ogni minuto qui significa imparare, stupirsi, godersi appieno ogni aspetto della vita senza perdersi ancora nel meccanismo malato della routine che è pericolosa come poche cose al mondo. Può inghiottirti senza darti il tempo di rendertene conto e portarti via il bello delle piccole cose. Nella vita normale è una lotta continua.
Qui tutto diventa più facile e per un po' respiro aria nuova e mi rigenero.



giovedì 1 luglio 2010

Non tutto scorre

Mi dico spesso che aver studiato poco di tutto non sia servito concretamente a niente.
E un po' mi fa rabbia la mia educazione non molto vendibile sul mercato.
Adesso non apro la parentesi disoccupazione/precarietà/generazione mille euro perché non ne verrei fuori e rischierei di scrivere un trattato...tra l'altro anche male. Poi la gastrite aumenta e siamo in clima vacanze...troppo fuori contesto!

Parlo in generale e più superficialmente della sensazione di aver passato anni sui libri e ora di non essere in grado di parlare approfonditamente di un bel niente di quello a cui ho dedicato tanto tempo in passato.
Questo mi dispiace e a volte mi fa sentire un po' idiota.
Mi consolo perché le persone intorno a me confermano di non ricordare molto di ciò che hanno appreso anche con fatica e pazienza negli anni della scuola o dell'Università.
(Premessa: non sono in età pensionabile, da qui un po' l'amarezza del non ricordare!)

Poi però ci sono dei momenti in cui mi rendo conto che anche se a volte di alcuni libri o di alcune lezioni mi è rimasto poco quel poco è stato un tassello fondamentale nella mia formazione.
Adesso forse non ho bisogno del resto, ma ha tutto fatto parte di un processo di crescita che mi ha portato ad essere quello che sono...ecco magari potrebbe anche esserci poco di cui essere fieri...ma tant'è.

Tra le cose che mi sono rimaste come illuminazioni sulla via di Damasco ci sono anche alcuni romanzi, o anche solo alcune frasi, alcuni concetti estrapolati da quei romanzi.
Mi piace segnarmi delle parti che apprezzo particolarmente in un libro...quando qualcuno riesce ad esprimere qualcosa che tu non eri riuscito neanche ancora a pensare è un piccolo miracolo.

Oggi ripensavo a quando per la prima volta ho letto Winesburg Ohio di Anderson e fu amore a prima lettura.
Sinceramente non ricordo esattamente le varie vicende e non saprei raccontarne la trama.
Ma segnai una parte che mi colpì e che negli anni ho sempre ritrovato calzante e mi è tornata alla memoria in una serie infinita di contesti differenti. Adesso ho perso quel quaderno di citazioni ma internet è una manna dal cielo se si ha un po' di pazienza...

In principio, quando il mondo era giovane, c’erano molti pensieri ma non esisteva nulla di simile a una verità. Le verità le fabbricò l’uomo, e ogni verità fu composta da un grande numero di pensieri imprecisi. Così in tutto il mondo ci furono verità. Ed erano meravigliose.

Il vecchio aveva elencato nel suo libro centinaia di verità. Io non cercherò di riferirvele tutte. C’erano la verità della verginità e la verità della passione, la verità della ricchezza e quella della povertà, della modestia e dello sperpero, dell’indifferenza e dell’entusiasmo. Centinaia e centinaia erano le verità, ed erano tutte meravigliose. Poi veniva la gente. Ognuno appena compariva, si gettava su una delle verità e se ne impadroniva; alcuni, molto forti, arrivavano a possederne una dozzina contemporaneamente.

Erano le verità che trasformavano la gente in caricature grottesche. Il vecchio aveva una sua complessa teoria a questo proposito. Era sua opinione che quando qualcuno s’impadroniva di una verità, e diceva che quella era la sua verità e si sforzava di vivere secondo essa, allora costui si trasformava in una caricatura, e la verità che egli abbracciava, in una menzogna.

lunedì 28 giugno 2010

Pensieri e parole

"Non pensare a niente è molto difficile.
Ci provi, ti strizzi le meningi e ti metti a pensare che non devi pensare a niente e ti sei già fottuto perché questo è un pensiero"

Allora non mi resta che pensare solo alle cose belle...
e penso al sole, al mare, alle montagne che vedo fuori dalla mia finestra, alle persone a cui voglio bene, ai momenti passati in compagnia, ai piccoli gesti che ti segnano dentro, alle risate e agli abbracci...


A volte però sarebbe molto più facile non pensare a niente.
Chissà come si fa.

mercoledì 23 giugno 2010

Il buono delle cose

Cerco sempre di tirare fuori il meglio delle cose che mi si presentano davanti.

In questo momento sto leggendo un libro che non ho ancora ben inquadrato e non mi sta convincendo fino in fondo.
Ma ne ho estrapolato comunque un messaggio che mi piace e voglio annotarlo qui:

"Scegli con saggezza, perché potresti ottenere quello che chiedi"

C'è il giusto quantitativo di ottimismo di cui ho bisogno ora.


lunedì 21 giugno 2010

La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio...

In questo "non momento" della mia vita in cui tutto è stato o sta per essere messo in stand-by ho una stanza sommersa di valigie, pacchi, pacchetti, scatole, vestiti e oggetti sparsi in ogni dooove!
E il problema è che non so da che parte cominciare per sistemare tutto.
L'ideale in questi casi è mettere il necessario nella valigia da portare via e ributtare tutto il resto dentro l'armadio.Un po' a caso e magari chiudendolo a spallate. Non posso mica passare i prossimi giorni a far entrare cose che erano sparse in una o più case in una sola stanza?!
Lasciare Bologna mi ha fatto un certo effetto, ma adesso sono concentrata sui preparativi per la grande partenza per poter lasciarmi travolgere da facili malinconie.
Oggi mi sento carica...quindi la citazione del giorno è:

venerdì 18 giugno 2010

Non c'è niente che sia per sempre

zSHARE - afterhours - non __ per sempre.mp3

"...tutto è efficacia
e razionalità
niente può stupire
e non è certo il tempo
quello che ti invecchia
e ti fa morire"

domenica 13 giugno 2010

Tutta colpa di una citazione

Io ho un problema.
A dire la verità ne ho molti ma quello di cui parla questo post è la mia personale disfunzione del "blocco del lettore".
Essa consiste nel volere a tutti i costi un libro, cercarlo, procurarselo dopo ricerche forsennate in biblioteca o in libreria o farselo addirittura comprare da terzi che lo prendono a prezzo scontato e poi... non riuscire a finirlo.
Ma allora semplice, basta mollarlo lì e leggere altro no?
E invece no. Io lo tengo lì, sul comodino.
Lo metto in borsa, sia mai riesca a trovare dieci minuti di pace a lavoro.
Me lo porto in autobus, al parco o in qualunque posto io debba fare una fila per cui potrei usarlo per ingannare l'attesa.
E irrimediabilmente trovo sempre altro da fare.
Il fatto è che odio non finire un libro.
Assioma: per giudicare e quindi avere un'opinione di un libro bisogna almeno averlo letto tutto.
Problema: sono d'accordo ma a volte faccio una fatica bestia
Risultato: non leggo il libro problematico in questione e non leggo nemmeno altro in attesa di finire il mattone in sospeso da mesi.

Al momento l'oggetto del mio cruccio è "La strada" di Cormac McCarthy.
Bello stile, ottima scrittura ma non ce la posso fare.
Mi viene l'angoscia anche solo al pensiero di doverlo finire.
Sicuramente devo smetterla di leggerlo prima di andare a dormire.
E io di libri tristi ne ho letti eh! Ho impiegato mesi per superare lo scoglio di 1984: mamma che ansia. Bello eh per carità. Ma che A-N-S-I-A.

E pensare che con McCarthy la scintilla era scoccata con una citazione.

"Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c'è dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e di bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un'origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri."

Mi ero detta, si il ragazzo è un po' preso male ma in fondo siamo in parecchi, vediamo cosa ha da raccontare.

Mai citazione mi fu più fatale.

Missione della settimana: superare il blocco del lettore.

Non mi posso arenare su un misero libretto di 118 pagine (ed è scritto pure grande!).

Ce la posso fare.



domenica 6 giugno 2010

Chatwin scrive e io leggo e annuisco...

In uno dei suoi momenti cupi Pascal dice che tutta l’infelicità dell’uomo proviene da una causa sola, non sapersene star quieto in una stanza. «Notre nature» egli scrive «est dans le mouvement …La seule chose qui nous console de nos miséres est le divertissement». Diversivo. Distrazione. Fantasia. Cambiamento di moda, di cibo, amore e paesaggio. Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo.. Senza cambiamento, corpo e cervello marciscono. L’uomo che se ne sta quieto in una stanza chiusa rischia di impazzire, di essere tormentato da allucinazioni e introspezione.

Neurologi americani hanno fatto l'encefalografia a non pochi viaggiatori. È risultato che cambiare ambiente e avvertire il passaggio delle stagioni nel corso dell'anno stimola i ritmi cerebrali e contribuisce a un senso di benessere, di iniziativa e di motivazione vitale. Monotonia di situazioni e tediosa regolarità di impegni tessono una trama che produce fatica, disturbi nervosi, apatia, disgusto di sé e reazioni violente. Nessuna meraviglia, dunque, se una generazione protetta dal freddo grazie al riscaldamento centrale e dal caldo grazie all'aria condizionata, trasportata su veicoli asettici da un'identica casa o albergo a un altro, sente il bisogno di viaggi mentali o fisici, di pillole stimolanti o sedative, o dei viaggi catartici del sesso, della musica e della danza. Passiamo troppo tempo in stanze chiuse.

Io preferisco lo scetticismo cosmopolita di Montaigne. Per lui il viaggio era «un utile esercizio; la mente è stimolata di continuo dall'osservazione di cose nuove e sconosciute ... Nessuna proposizione mi stupisce, nessuna credenza mi offende, per quanto contraria alle mie ... I selvaggi che arrostiscono e mangiano i corpi dei loro morti mi scandalizzano meno di coloro che perseguitano i vivi». L'abitudine, egli dice, e la fissità degli atteggiamenti mentali ottundono i sensi e nascondono la vera natura delle cose.

L'uomo è naturalmente curioso: «Chi non viaggia non conosce il valore degli uomini » dice Ibn Battuta, l'infaticabile girovago arabo che andò da Tangeri alla Cina e ritorno per il gusto di viaggiare. Ma il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.

mercoledì 2 giugno 2010

riflessioni

E' bello quando a Bologna c'è il sole.
E' ancora più bello quando arriva dopo un lunghissimo inverno e un'inesistente primavera.
Mi piace camminare sotto i portici e vedere come da dietro una macchina da presa i passanti, immaginare le loro vite e pensare alla mia.
Mi piace camminare con la musica nelle orecchie, un po' come se fosse la mia colonna sonora.

Ormai siamo vicini alla partenza e ancora non ci credo.
L'ho realizzato ieri, salutando un'amica fino a data da destinarsi.
E' già giugno. Ma io sono pronta?

A volte penso che sarebbe tutto più semplice se ci bastasse quello che abbiamo.
Ecco: sei nato qui e questo è il tuo pezzetto di mondo.E tu lì, che ti prendi e ti godi quello che hai.
E invece no.Dobbiamo pensare a cosa c'è oltre.
Ma non l'hai visto in tv?Non ti basta?
Nooo, ci viene in mente che magari è anche possibile vivere una vita diversa da quella che viviamo, che è possibile viverne molte diverse.
Pensiamo che forse a stare sempre nello stesso quadrato ci perdiamo qualcosa e cavolo si vive una volta sola  E poi piano piano si insinua quel pensiero martellante, discreto ma insistente, di andare a vedere com'è oltre il confine del nostro quadrato.
Non è che non apprezzi quello che ho. Ho imparato a vedere il bello delle cose, anche di quelle più semplici, nonostante a volte me ne dimentichi.
Il problema è che non riesco a fare a meno di pensare a cosa potrei vedere, provare e vivere mettendomi in gioco.

E allora tra un po' si tirano i dadi e si inizia la partita.
Ma non lo so mica se sono pronta.

martedì 1 giugno 2010

Voglia di cambiamenti



Wasting time in unemployment lines
Sitting around waiting for a promotion

Don't you know you're talking about a revolution
It sounds like a whisper

Poor people are gonna rise up
And get their share
Poor people are gonna rise up
And take what's theirs

lunedì 31 maggio 2010

Giorno zero

Ecco lo sapevo che mi veniva il blocco dello scrittore prima ancora di cominciare...ehm beh dev'essere l'imbarazzo iniziale, come quando ci si schiarisce la voce prima di un discorso importante.Eh si ma che discorso?!Qui non so neanche se riesco a scrivere più di un post!
Mi sono sempre piaciuti i blog ma non mi sono mai sentita "tipa" da farne uno mio.
E per scriverci che poi? Non mi succede mai niente di rilevante, non sono brava a raccontare aneddoti, non è che sia particolarmente brava a scrivere, sono riservata e temo i giudizi degli altri.
Beh direi che un blog fa proprio al caso mio, no? Magari inizio a farmi meno pippe...
Ecco si, giorno zero e chi vivrà vedrà.